mercoledì 6 maggio 2009

Del galateo a tavola o delle mele al forno



La frutta cotta mi ha sempre fatto una tristezza infinita, forse perché l'ho sempre associata ad una dieta da gerontocomio, a denti traballanti e gengive infiammate che non riescono più a mangiare la frutta se non ridotta ad una poltiglia.

Secondo me, Alessandro Baricco si era certamente dimenticato di lei quando diceva che due sono le cose più avvilenti che esistano, il circo e la verdura cotta.

Ripenso a quelle pere o a quelle mele senza più forma, sbiadite, un po' acquose, che mia madre ha sempre preparato e mangiato in inverno, dopo cena, cercando di renderle un po' più attraenti con della scorza di limone grattugiata, e che ha più volte cercato di farmi mangiare, ottenendo sempre cortesi ma fermissimi rifiuti.

Le mele al forno, però, sono tutt'altra cosa.
Prima che vengano sostituite da ciliegie, pesche, susine, meloni e angurie, se trovate ancora delle belle meline in giro, compratele e fatele al forno. E' un trattamento che non può che giovare a delle mele quasi al capolinea.
E queste poi sono profumatissime, invitanti, soprattutto se accompagnate da un facilissimo gelato allo sciroppo d'acero (niente panico, non c'è bisogno di avere una gelatiera; sono richieste, però, un po' di pazienza e di attenzione).

Questo dessert mi è venuto in mente qualche sera fa. Io e il compagno della mia vita
avevamo a cena un conoscente che, per quel poco che abbiamo visto, è piuttosto tradizionalista in fatto di cibo. Quel tipo di persona che considera un'insalata di spinaci con le noci un filino troppo esotica per i suoi gusti.

Per di più, per quanto la cosa possa sembrare inaudita (quantomeno a me), non ama il cioccolato.

Il nostro ospite, che durante tutta la cena non aveva mostrato nessun tipo di apprezzamento per ciò che mangiava (pur servendosi due o tre volte), dopo aver assaggiato queste mele si è lasciato sfuggire un 'Buono', appena pronunciato tra i denti.

Non so voi, ma io sono stata abituata, quando sono ospite, a mangiare qualunque cosa mi mettano nel piatto, a lodarlo, e a ringraziare con calore le mani che hanno preparato il pasto che mi viene offerto. Non si tratta di esprimere lodi sperticate e roboanti al punto di mettere in imbarazzo il cuoco, né (giammai) di dire cose che non si pensano. Dopo tanti e tanti inviti a cene e pranzi formali (in cui era assai difficile che la padrona di casa avesse trascorso anche solo dieci minuti in cucina, se non per dare le necessarie istruzioni al cuoco, semmai), ho imparato (credo) a farlo con una certa grazia e a trovare il modo, anche quando ciò che mangio non mi fa impazzire, di esprimere, senza mentire troppo, un certo qual apprezzamento (quantomeno per il pensiero, almeno quello bisogna riconoscerlo).

La ricetta (sia del gelato, sia delle mele) l'ho trovata in Ricordi in cucina di Tessa Kiros, di cui vi ho già parlato ad abundantiam qui e qui.

Ed ecco la ricetta, per 4 persone:

per il gelato:

250 ml di panna
125 ml di sciroppo d'acero
250 ml di latte
1 cucchiaino di estratto di vaniglia

per le mele:

50 gr. di burro (io ne ho usato molto ma molto meno, giusto un po' per imburrare il piatto e qualche fiocchetto su ogni metà mela)
4 mele, tagliate a metà, scavate con l'apposito attrezzino che serve per togliere parte del torsolo e creare una piccola conca (si chiama scavameloni? svuotameloni? lo ignoro)
80 gr. di zucchero di canna leggero
1 cucchiaino di cannella
2 cucchiai di Marsala o di Porto

Ovviamente, è meglio se il gelato lo fate il giorno prima. In una ciotola versate tutti gli ingredienti e amalgamateli con un cucchiaio di legno o una piccola frusta. Versate il tutto in un contenitore con coperchio che potete mettere in freezer e... mettetelo in freezer.

Tiratelo fuori dopo 3-4 ore e dategli, come dice la mia mamma, una bella smucinata: io uso il minipimer, piano piano, in modo da rompere i cristalli di ghiaccio e rendere il gelato il più cremoso possibile (e non far fondere il motorino del minipimer, come mi è già successo qualche anno fa). Qualche volta ho usato uno sbattitore elettrico. Rimettete il gelato in freezer e ripetete la smucinata dopo un paio di ore, e un'altra volta ancora sempre dopo 2-3 ore; qualche volta me ne sono dimenticata, e non è accaduto niente di grave: il gelato era un po' meno cremoso, ma non era un blocco unico inattaccabile da tirare fuori 3 ore prima per essere capaci di scalfirne la granitica superficie.

Ed ora passate alle mele.

Accendete il forno a 180 gradi.

Imburrate appena il piatto da forno in cui metterete le mele tagliate a metà, che devono stare vicine ma comode.
Mescolate lo zucchero con la cannella e spolverate il composto sulle mele. Su ognuna di loro, un fiocchetto di burro. Bagnatele con il marsala o il porto, aggiungete 125 ml. di acqua. Mettete in forno.

Tessa Kiros dice di cuocerle per 30 minuti, poi di tirarle fuori e aggiungere altri 125 ml. di acqua calda. Io non l'ho fatto, perché di liquido ce n'era. Vedete un po' voi. Proseguite la cottura per altri 30 minuti, trascorsi i quali vi ritroverete delle bellissime mele, soffici e profumate, immerse in un paradisiaco sughino.

Lasciatele un po' intiepidire, poi servitele accompagnate dal gelato allo sciroppo d'acero, e godetevi i meravigliati complimenti (o i sobri apprezzamenti pronunciati tra i denti, dipende dai vostri ospiti) dei fortunati mortali che avrete voluto omaggiare di questo dessert.

Enjoy!


4 commenti:

  1. frutta cotta triste? ed ecco che, ancora una volta, ci sono una bambina e una madre... :DDD

    io conosco una sola frutta cotta triste, per via di un bambino e una madre: le ciliegie cotte, perchè crude erano pericolose ed insane (troppo erotiche?)

    la frutta cotta, lucida di zuccheri, brunita dal fuoco, può essere di grande fascino.

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  2. ah questi genitori benintenzionati (almeno si spera), quante storture hanno trasmesso ai loro figli. forse le ciliegie erano negate per tema che un nocciolo andasse di traverso, o forse perché, davvero, allusive di un certo qual erotismo, ancora più paventato di un nocciolo incastrato in gola, chissà.
    di sicuro questa storia mi ricorda una battuta sentita non ricordo più dove, secondo la quale il maglione è l'indumento che i bambini devono indossare quando le loro mamme hanno freddo.
    beata condizione adulta! mai tornerei all'infanzia! mai e poi mai!

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  3. Cara Alessia,
    Anche oggi ho fatto una visitina al tuo blog e ho trovato degli spunti veramente interessanti per cercare di stimolare l'appetito di mia figlia e della Cri che, essendo incinta, sta cominciando ad essere giustamente pretenziosa di mangiarini calorici, ma soprattutto gustosi!
    Le ricette che pubblichi mi fanno poi sempre fare bella figura con i miei ospiti "albanesi" radical freak.

    Un abbraccio grande e a presto carissima, saluta Valerio.

    Cagozzi from Tirana

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  4. Carissimo il mio Cagozzi,
    grazie per aver trovato il tempo di passare di qui. Sono molto contenta di contribuire alla tua fama di cuoco (non che tu avessi bisogno del mio aiuto, ricordo eri molto bravo e fantasioso) e se poi ad esser felice è anche la tua Cri con il suo pacchetto regalo, lo sono ancora di più!
    Ricambio l'abbraccio, dai un bacio alle donne del tuo harem!

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