domenica 14 giugno 2009

Truciolo di Sándor Márai

Ho letto anni fa questo libro, prestatomi da una conoscente, e ne serbavo un bel ricordo. Quando l'ho visto in biblioteca non ho resistito alla tentazione di rileggerlo e non sono stata delusa.

La storia di questo cagnetto bastardo, goffo e scordinato, impulsivo e passionale, e del suo avvicinarsi al mondo, degli umani e non solo, è raccontata con grande e finissima ironia, con partecipazione, tenerezza e non un filo di sentimentalismo (facilissimo caderci dentro con tutte le scarpe quando si sceglie come proprio soggetto un batuffolo di bastardino che all'inizio della storia è così piccolo da entrare nella tasca di un cappotto).

Molti sono gli spunti intelligenti e stimolanti offerti al lettore, che lo inducono a riflettere sul rapporto con il mondo animale con cui molti di noi condividono la quotidianità, sul rischio che il nostro amore, sincero sì, ma spesso ottusamente insensibile e cieco alla reale essenza di questo mondo, lo snaturi e lo condanni ad una particolare forma di schiavitù, fatta di prigioni dorate, istinti addomesticati, sottili e spesso inconsapevoli prevaricazioni.

Chiunque viva con un animale in casa sa che genere di intensi, appassionati rapporti affettivi si sviluppino con esso, e quanto però sia facile, da parte nostra, abusare della nostra superiorità e 'costringerlo' a ripudiare in parte la propria natura, in nome dell'amore esclusivo e incondizionato che spesso prova per noi e del bisogno che ha delle nostre cure.

Il protagonista di questa storia, Truciolo, è un cane impetuoso, vivacissimo e curioso, che manifesta il suo entusiasmo per il mondo in modi spesso scomposti e inconsulti; ama appassionatamente il suo padrone, ma si rifiuta di abdicare alla propria 'diversità' e 'animalità', si ribella al tentativo umano di ridurlo ad una versione addomesticata e più gestibile di se stesso.

Si vorrebbe far qualcosa perché la storia non si avvii alla sua naturale conclusione, si vorrebbe intervenire nella scena, terribile e risolutiva, in cui tutti i nodi vengono al pettine e uomo e animale si affrontano, prendendo atto, con rabbia, della reciproca e ineluttabile incapacità di comprendersi e accettarsi realmente per quello che sono.

Invece si assiste impotenti all'unica fine possibile, sostenuti dall'asciutta commozione che l'autore riesce a trasmettere con incredibile maestrìa.

Una delle frasi più belle, a mio avviso, è proprio nell'ultima pagina:

"(...) non amiamo tanto ciò che è bello, buono e virtuoso, ma piuttosto tutto ciò che è represso, imperfetto, irrequieto, e che protesta digrignando i denti - tutto ciò che non è virtù e accondiscendenza, ma è invece imperfezione e ribellione".


Sándor Márai, Truciolo, Adelphi Edizioni, Milano 2002. Traduzione di Laura Sgarioto e Krisztina Sándor


2 commenti:

  1. Sì, hai ragione, è stupendo.
    Un libro che tutti coloro che vivono con un animale domestico dovrebbero leggere (e anche tutti gli altri, per godersi un esempio di superba letteratura).

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