martedì 10 luglio 2012

Di sensi di colpa, di beduini e di un piatto di spaghetti alle vongole felici

Sono stata vegetariana per anni, al tempo in cui - difficile a credersi - praticavo lo yoga 5 giorni a settimana (ero davvero io quella fanciulla vestita di bianco che sosteneva posizioni impossibili per intere mezzore e meditava intonando mantra? Pare di sì).

Quando io e la Spia ci siamo trasferiti a Cipro, però, il mio vegetarianesimo cominciò a vacillare, per motivi eminentemente pratici: benché la cucina cipriota - che è poi praticamente quella greca, a parte pochi piatti davvero locali, ma non ditelo a un cipriota - sia ricca di ricette a base di verdure (molte delle quali, però, a quel tempo non mi attraevano granché), il pezzo forte di ogni cena o pranzo è sicuramente a base di carne: agnello, pollo, maiale.

Essere invitata a casa di qualcuno e dover ogni volta spiegare che "No, grazie mille, sono vegetariana, cioè non mangio carne. Sì, certo, anche il pollo è carne. Non mangio animali, diciamo così. No, non mangio neanche il tonno; i pesci sono animali, sa" era diventato per me motivo di discreto stress. 
E per quanto tempo si può mangiare ad ogni occasione mondana un'insalata greca (che a Cipro si chiama "del villaggio") guardando tutti gli altri divorare gustosissimi spiedini o salsicce?

Dunque, non senza nutrire i miei bravi e immancabili sensi di colpa, ormai da 11 anni ho ricominciato a mangiare carne. 

Ne mangio, poca, pochissima, e tutte le volte che posso o l'acquisto con il gas o privilegio quella proveniente da allevamenti toscani dove gli animali sono cresciuti in maniera non abominevole e criminale, vengono nutriti in maniera sana e vivono il tempo loro concesso dalla bramosia umana in un modo il più possibile naturale.

Anche così, comunque, ogni volta non posso fare a meno di sentirmi a disagio, convinta come sono che senza carne si può vivere, e benissimo, anzi, direi meglio; la mia è davvero una questione di gusto e di gola e per questo, ai miei occhi, quasi imperdonabile. 
E così come non sono mai stata una fanatica crociata del vegetarianesimo (mai indottrinato nessuno né fatto reprimende a chi si sbafava con soddisfazione la sua fiorentina), ora sono una consumatrice occasionale di carne non troppo convinta.

L'unica mia vera debolezza, quella di fronte alla quale anche i miei princìpi più radicati scricchiolano pericolosamente è il salame (me lo sognavo la notte, oscuro oggetto dei miei desideri repressi): per una fetta di salame potrei tradire tutti i miei amici o vendere la Spia ai beduini - ammesso che lo volessero.

A parte il salame, però, sono sempre ben contenta di trovare alternative alla carne. Mi sto avvicinando con curiosità al tofu e al seitan, per esempio. E ogni volta che mi imbatto in una ricetta che interpreta in chiave vegetariana un piatto che prevede invece l'utilizzo di carne o pesce o molluschi ("Sì, anche i molluschi sono animali, già"), se mi convince, la provo.

Ecco dunque l'ultimo esperimento, per me di grande soddisfazione.
Una pasta alle "vongole felici" - felici perché non di vongole si tratta, ma di pistacchi- trovata sull'ultimo numero di AAM Terra Nuova.

Intendiamoci: gli spaghetti in bianco alle vongole sono tutt'altra cosa. Non aspettiamoci da un piatto del genere quello che non può essere.
Ma questi spaghetti al pomodoro e pistacchi sono piacevoli, facili da preparare e fanno un gran bene alla mia coscienza. 
Di più, a una ricetta, non sento di poter e dover chiedere.

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Spaghetti alle vongole felici
(Ho dovuto necessariamente attuare delle modifiche, perché vistosamente sprovvista di ingredienti per me sommamente esotici quali l'alga kombu, l'alga nori, l'arame e la spirulina; per il resto, è praticamente identica.)

per 2 persone

50 gr di pistacchi, pesati con il guscio
olio extravergine d'oliva
1 spicchio d'aglio
peperoncino (a gusto)
1 foglia d'alloro
170 gr di spaghetti integrali
pomodori freschi (io ho usato, se non ricordo male, circa 7-8 piccadilly) 
1 cucchiaino di farina integrale
prezzemolo

Una mezz'ora prima di cominciare a cucinare lavate i pistacchi e metteteli, ancora col guscio, in una ciotola d'acqua. Lasciateli in ammollo.

Quando siete pronti, mettete su l'acqua per la pasta.

In una padella con un cucchiaio o due di olio extravergine d'oliva mettete a soffriggere dolcemente lo spicchio d'aglio intero, la foglia d'alloro e un pizzico di peperoncino secco.

Sbucciate i pistacchi. Appena sentite il profumo dell'aglio, aggiungeteli insieme a qualche cucchiaiata di acqua, coprite e fate insaporire per qualche minuto.

Indi aggiungete i pomodori freschi, che avrete pulito dei semi e tagliato a pezzetti.

Buttate gli spaghetti nell'acqua bollente e salata e fateli cuocere molto al dente: tenete presente che gli ultimi 3-4 minuti di cottura saranno nella padella con il sugo.
Prima di scolarli tenete da parte una buona mestolata di acqua di cottura - una buona pratica comunque.

Aggiungete al sugo 1 cucchiaino di farina integrale e mescolate.
Versate finalmente gli spaghetti scolati nella padella con il sugo, aggiungete eventualmente un po' dell'acqua di cottura tenuta da parte e finite di cuocere.

Prima di servire: prezzemolo tritato, volendo una spruzzata di succo di limone (io non ne avevo neanche l'ombra in casa, sigh), dell'olio a crudo e "fate portare in tavola" come si diceva nei vecchi libri di cucina.

Enjoy!